
Negli ultimi anni, il fenomeno delle pensioni estere ha assunto una crescente rilevanza anche in Italia, sia per effetto della maggiore mobilità internazionale dei lavoratori sia per la scelta di molti pensionati italiani di trasferirsi all’estero dopo la fine della carriera lavorativa. Tuttavia, ricevere una pensione dall’estero comporta una serie di obblighi fiscali che non possono essere sottovalutati. In questo articolo analizzeremo quali sono le pensioni estere più comuni, come funzionano le tasse da pagare in Italia e all’estero, e quali sono gli errori più frequenti da evitare per non incorrere in sanzioni.
Pensioni estere: cosa sono e chi le riceve
Le pensioni estere sono trattamenti previdenziali erogati da enti o istituti di previdenza di un Paese diverso da quello in cui il beneficiario risiede fiscalmente. Si tratta di una situazione sempre più frequente, soprattutto tra coloro che hanno lavorato per periodi più o meno lunghi all’estero, oppure tra chi decide di trasferirsi fuori dall’Italia dopo il pensionamento, attratto da condizioni fiscali più vantaggiose o da un costo della vita inferiore.

Le tipologie di pensioni estere sono molteplici e possono comprendere: pensioni di vecchiaia, di anzianità, di reversibilità, di invalidità, nonché pensioni integrative e previdenza complementare privata. Ricevere una pensione estera non è prerogativa esclusiva dei cittadini italiani: anche molti stranieri residenti in Italia percepiscono trattamenti pensionistici dai loro Paesi d’origine.
Le situazioni più comuni riguardano pensionati italiani che hanno lavorato in Paesi dell’Unione Europea, in Svizzera, negli Stati Uniti, in Canada o in Australia, dove sono in vigore specifiche convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale e tassazione. Tuttavia, le regole fiscali possono variare sensibilmente da Paese a Paese, rendendo fondamentale una corretta conoscenza della normativa.
La tassazione delle pensioni estere in Italia
Dal punto di vista fiscale, il principio generale stabilisce che i residenti fiscali in Italia sono tenuti a dichiarare tutti i redditi ovunque prodotti, compresi quindi quelli derivanti da pensioni estere. Questo significa che chi risiede stabilmente in Italia, anche se percepisce una pensione da un ente straniero, deve dichiararla nella propria dichiarazione dei redditi (Modello 730 o Modello Redditi Persone Fisiche).

La tassazione delle pensioni estere dipende però da diversi fattori: la natura della pensione, la presenza o meno di convenzioni contro la doppia imposizione tra Italia e il Paese che eroga la pensione, e le modalità di tassazione previste dalla convenzione stessa. In assenza di convenzioni specifiche, il rischio è quello di una doppia imposizione: cioè che la pensione venga tassata sia nel Paese di origine sia in Italia.
Le convenzioni contro la doppia imposizione, stipulate dall’Italia con numerosi Paesi, prevedono regole specifiche per evitare che il pensionato debba pagare le tasse due volte sullo stesso reddito. In alcuni casi la pensione viene tassata solo nel Paese di residenza, in altri solo in quello di origine, in altri ancora la tassazione è condivisa ma il pensionato può detrarre le imposte già pagate all’estero.
I principali Paesi di origine delle pensioni estere e le relative regole fiscali
Tra i Paesi da cui provengono più frequentemente le pensioni estere percepite in Italia, troviamo Germania, Svizzera, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Canada. Ognuno di questi Paesi ha stipulato una propria convenzione con l’Italia, che disciplina la tassazione delle pensioni.

Ad esempio, la convenzione Italia-Germania stabilisce che le pensioni pubbliche (erogate dallo Stato tedesco) sono tassate solo in Germania, mentre quelle private sono tassate solo in Italia. Nel caso della Svizzera, invece, la pensione AVS viene tassata solo in Italia, ma alcune pensioni professionali possono essere tassate in entrambi i Paesi. Per le pensioni statunitensi, la convenzione prevede che le pensioni pubbliche siano tassate solo negli Stati Uniti, mentre quelle private solo in Italia.
È quindi fondamentale conoscere la natura della pensione percepita e consultare la convenzione fiscale applicabile. In caso di dubbi, è sempre consigliabile rivolgersi a un esperto di fiscalità internazionale o a un CAF specializzato, per evitare errori che potrebbero comportare sanzioni o richieste di pagamento arretrate.
Obblighi dichiarativi, rischi e sanzioni: cosa fare per essere in regola
Chi percepisce una pensione estera e risiede in Italia ha l’obbligo di dichiarare tale reddito nel proprio modello di dichiarazione dei redditi, anche se la pensione è già stata tassata all’estero. Nel modello 730 o nel Modello Redditi, la pensione estera va indicata tra i redditi da lavoro dipendente o assimilati, compilando il quadro RC e specificando la provenienza estera del reddito.

In presenza di una convenzione contro la doppia imposizione, bisogna indicare anche le imposte già pagate all’estero, così da poter beneficiare del credito d’imposta previsto. Se invece la pensione è già tassata esclusivamente all’estero in base alla convenzione, occorre comunque dichiararla in Italia, ma senza dover versare ulteriori imposte. La mancata dichiarazione delle pensioni estere può comportare sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, anche l’accertamento di evasione fiscale.
Un errore frequente è quello di ritenere che, essendo la pensione già tassata nel Paese di origine, non sia necessario dichiararla in Italia. In realtà, la normativa italiana prevede l’obbligo di dichiarazione di tutti i redditi esteri, pena pesanti sanzioni. È quindi fondamentale conservare tutta la documentazione relativa alla pensione estera e alle eventuali tasse già pagate, per poterla esibire in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.