Io sono nato a Cava de’ Tirreni e sono fiero della sua storia ceramica che in parte è legata anche a quella di Vietri sul Mare, l’antica “Marcina”, il suo litorale. Alcuni studiosi configurano la fondazione di Cava, e quindi anche la sua possibile produzione e cultura ceramica, intorno al IV° sec. a.C., ma il suo toponimo “de’ Tirreni” dovuto ai Pelasgi-Tirreni-Etruschi (che è sempre lo stesso popolo con nomi diversi) con le loro antiche tecniche di lavorazioni, ne anticipa la data di circa un millennio. Senza interromperne il filo della Storia, una ceramica più “colta” si è prodotta a Cava intorno all’anno 1000 con la costruzione della Badia della “Santissima Trinità”, che divenne velocemente un fulcro di conoscenze e di potere e i suoi possedimenti, come le sue relazioni, si estero sino in Sicilia; la Badia, creò un vero e proprio centro ceramico che seguì ininterrottamente sino al 1806 quando esplose, poi, la fabbricazione delle pregiate “riggiole” acquistate per lo più dalle case nobiliari napoletane, amalfitane e salernitane. Intanto, già nel ‘400 e sino al 1500, Cava si era distinta per la produzione di vasi e nel ‘700, anche per le “faenzine”, nate dagli scambi di tecniche e decori con importanti centri ceramici, tra cui quello di Ariano Irpino.
I colori tradizionali degli smalti che caratterizzano la ceramica cavese, sono il bianco in via preponderante, poi il giallo brillante, il verde ramino, il rosa, il blu e il manganese (che è un grigio meno splendente dell’argento).